ANTONIO
E ALBERTO: CHI C’E’ IN REGIA AL MEETING CITTA’ DI GAVARDO?
Belli, biondi, dicono
sempre di sì.
Beh, non è questo il
caso. Almeno, non completamente.Belli e affascinanti, lo sono. L’uno sale e pepe, l’altro moro. Sul dire sempre di sì, solo a ragion veduta e se davvero necessario; al contrario, sono soliti mettere sempre tutto in discussione, inseguendo continuamente la perfezione.
Di chi stiamo
parlando? Di Antonio Gugole e di Alberto Stretti, le due anime del Meeting Città di Gavardo – Memorial Max Corso, che il prossimo 29 maggio andrà in scena per
l’undicesima volta.
Grazie alla loro
passione per l’atletica leggera e al loro insostituibile lavoro, i due amici e
professionisti dello sport riescono sempre ad organizzare un programma gare
dall’elevato livello qualitativo. Al loro fianco, una squadra competente di
preziosi collaboratori formata da tesserati dell’Atletica Gavardo 90 e da
comuni amici che, con il loro impegno, contribuiscono alla buona riuscita
dell’incontro. Altrettanto indispensabili, l’ormai consolidata cooperazione col
settore tecnico FIDAL, il supporto delle
autorità comunali gavardesi e il sostegno degli sponsor.
Ma chi sono davvero
Antonio e Alberto? E perché mettono anima e corpo nel Meeting di Gavardo? Ma, soprattutto,
cosa significa organizzare un appuntamento sportivo su pista di questo tipo,
diventato ormai imperdibile nel panorama dell’atletica internazionale? Magari,
con qualche domanda incrociata, si potrà scoprire qualcosa in più…
Quale
è il tuo ruolo all’interno del Meeting di Gavardo?
Antonio
Gugole: Sono
il responsabile dell’organizzazione. Ho sempre collaborato con la squadra al
lavoro dietro le quinte, ma il mio impegno è diventato più costante e presente
dal 2011.Alberto Stretti: Con grande piacere, per il quarto anno consecutivo mi occupo della direzione tecnica e del contatto atleti.
Come
sei arrivato a collaborare con questo evento?
AG: E’ stata una
normale evoluzione del mio percorso sportivo: da tesserato con l’Atletica
Gavardo 90, sono prima entrato a far parte del consiglio direttivo della
società di cui son diventato presidente nell’autunno del 2010.AS: E’ nato tutto dopo una riunione con Antonio e un amico comune, Roberto Antonelli, suo vicepresidente ed ex maratoneta. Quando si dice che le cose belle nascono da episodi semplici e inaspettati…
Perché
hai scelto Alberto quale collaboratore del Meeting di Gavardo?
AG: E’ prima di
tutto un amico; se si aggiunge che è un grande appassionato e conoscitore del
mondo dell’atletica leggera a livello nazionale e internazionale, il gioco è
fatto.
Perché
hai accettato la proposta di collaborazione di Antonio?
AS: Quando
correvo, mi allenavo con Antonio, e mi sono sempre fidato di lui. Da qui allo
sviluppare insieme un progetto comune che ci ha fatto crescere a livello di
gestione sportiva, il passo è stato breve.
Quale
è il tuo rapporto con l’atletica leggera?
AG: Per circa
trent’anni ho vissuto e praticato il mondo della corsa su strada, con qualche
uscita in pista. E durante la mia intera carriera il mio motto è sempre stato
quello di divertirmi correndo.AS: Per molti anni ho praticato atletica a livello amatoriale – corsa su lunghe distanze, soprattutto. Devo dire che, da ragazzo, sono riuscito a conseguire un buon livello grazie a sei allenamenti a settimana.
Come
è organizzato il lavoro dietro le quinte e quanto ti impegna nel corso
dell’anno?
AG: Organizzare
il Meeting Città di Gavardo è un lavoro, è vero; ma è molto piacevole e
appassionante, e nonostante mi impegni tutto l’anno, lo faccio con entusiasmo e
senza fatica – che si fa sentire invece appena cala il sipario sul nostro
centro sportivo di via Avanzi. Oltre agli incontri periodici coi nostri
collaboratori, sempre disponibili a presenziare alle riunioni e a presidiare il
campo quando necessario, con Alberto siamo attenti a cosa si succede nel mondo
dell’atletica leggera in modo da definire un programma gare al quale possano
prender parte i migliori atleti internazionali. A ridosso dell’evento, ci
rimbocchiamo tutti le maniche e ognuno porta a termine i propri incarichi.AS: Direi che è un lavoro costante e continuo lungo tutto l’arco dell’anno, ovviamente con periodi più tranquilli che diventano sempre più frenetici nei mesi precedenti l’evento. Abbiamo dodici mesi per seguire competizioni, meeting e atleti; poi, a gennaio, iniziano le prime riunioni tecniche per analizzare l’edizione precedente, formulare le novità e stabilire il programma gare sulla base delle osservazioni e delle indicazioni raccolte nei mesi precedenti.
Tra
i tuoi incarichi, quale è quello più piacevole e quale quello più gravoso?
AG:
La
parte più difficile, soprattutto in questi ultimi anni di difficoltà economiche,
è senza dubbio la ricerca sponsor: servono psicologia, dialettica e
comunicazione oltre, ovviamente, un programma convincente da proporre ai
possibili partner. Quella più piacevole è il giorno gara, quando ti rendi conto
che la manifestazione si sta svolgendo senza contrattempi e vedi quindi
concretizzati i tuoi sforzi.AS: Tutto è complicato, ma piacevole al tempo stesso. Organizzare questo Meeting è prima di tutto un piacere totale che richiede però rigore e riflessioni accorte già a gennaio per scegliere con attenzione le competizioni da inserire nel programma; e nei mesi successivi per costruire le singole gare e fare un buon lavoro nella selezione degli atleti da invitare.
Quando vengono individuati e scelti i campioni che si daranno battagli a Gavardo?
AG: I dettagli tecnici e le scadenze temporali sono compito principalmente di Alberto. Ma con lui il confronto è continuo e costante per tutto l’anno: ogni gara alla quale assistiamo è fonte di spunti e stimoli per il nostro incontro.
AS: Tendenzialmente, si parte a gennaio: è in questo mese che comincia la promozione del nostro Meeting alle varie prove indoor nazionali e internazionali, iniziando così a valutare i big. Uno dei criteri che seguiamo è quello di mixare giovani atleti e senatori: non è un caso che molti nomi nuovi e promesse dell’atletica leggera abbiano trovato spazio proprio a Gavardo – ne sa qualcosa Filippo Tortu che lo scorso anno ha chiuso i 100mt in 10”33.
Chi
ricordi con piacere tra i big che hanno partecipato a Gavardo, e chi invece è
stato più complicato da gestire?
AG: Fortunatamente
tutti i nostri campioni sono stati tali sia in campo, sia fuori. Ho quindi
ricordi molto piacevoli di ciascuno di loro, ed è difficile indicarne uno solo;
se proprio devo fare dei nomi, direi Michael Tumi e Fabio Cerutti perché nostri
fedelissimi; e Ivet Lalova perché è stata la prima atleta internazionale a
calcare la nostra pista – il suo 11”10 siglato il 18.05.2014 è stato a lungo il
miglior crono femminile europeo.AS: Ormai son diventati amici, impossibile non ricordarli con piacere. E il legame che si è creato è talmente forte che molti manifestano già a settembre l’intenzione di tornare all’edizione dell’anno successivo. Nessuno quindi è stato particolarmente difficile da seguire; semmai abbiamo purtroppo sperimentato tentativi di gare non particolarmente riusciti dalle quali siamo stati capaci di crescere e non ripetere gli stessi sbagli.
Quale è stato il big facile da raggiungere,e quale invece quello da corteggiare più a lungo?
AG: Preferisco lasciare la parola ad Alberto, è il suo ambito lavorativo! Ma sono certo che l’atleta più difficile da convincere è sempre il prossimo, quello che ci permette di migliorare sempre, alzando così il livello del nostro Meeting.
AS: Suonerà strano, ma il più facile da avvicinare è Richard Kilty, il velocista britannico campione mondiale indoor, ed europeo indoor e outdoor: meno di 24 ore e la trattativa era già conclusa. Quello da corteggiare più a lungo…potrebbe arrivare proprio quest’anno: abbiamo iniziato a corteggiarlo lo scorso settembre per riprendere il discorso ancora a gennaio, e i giochi sono ancora aperti. Altro non posso e non voglio dire…
Se
dovessi fare un nome tra atleti del passato o ancora in attività, chi ti
piacerebbe avere a Gavardo?
AG:
In
questi anni abbiamo avuto l’eccellenza dell’atletica di ieri e di oggi, quindi
mi ritengo entusiasta e soddisfatto di quello che abbiamo fatto e dei nostri
ospiti; certo, non significa accontentarsi, anzi, puntiamo sempre a crescere.AS: Non ho dubbi, Bernard Lagat, anche solo come ospite d’onore: ci ho già provato e lo rifarò sicuramente. Lo conosco come atleta e ho avuto il privilegio di conoscerlo anche come uomo: sarebbe il top.
Avete
un rito scaramantico prima dell’inizio delle gare? E come festeggiate la fine
del Meeting?
AG: Non sono
scaramantico e quindi non ho nessun rito particolare. I nostri “festeggiamenti”
iniziano la sera stessa del meeting: appena terminata l’ultima prova, valutiamo
cosa ha funzionato e cosa no per correggerci e aggiustare il tiro previsione
della prossima edizione.AS: Nessun rito scaramantico; piuttosto, ci guardiamo e ripassiamo ancora una volta quando fatto e quando da fare in modo da verificare di non esserci dimenticati di nulla. Il festeggiamento è il nostro gustoso spiedo da mangiare insieme a tutto lo staff. Ma già la settimana successiva alle gare gettiamo le basi per l’edizione dell’anno dopo: ognuno di noi prepara un testo di autocritica evidenziando errori, lacune e possibili migliorie. Sarà questa la base da riprendere nei mesi seguenti per preparare il prossimo appuntamento.
Quale
è stata, in assoluto, la tua gara preferita a Gavardo? E su quale punti per
l’edizione del 29 maggio pv?
AG: In generale,
mi piacciono molto le prove di velocità, che a noi riescono particolarmente
bene anche per le caratteristiche della nostra pista. Per la prossima edizione,
punto invece tutto sugli ostacoli alti: è una prova che mi incuriosisce molto
e, nonostante sia stata inserita nel programma per la prima volta, sono certo
che ci darà delle grandi soddisfazioni.AS: Il 10”09 dello scorso anni di Kilty mi fa ancora venire i brividi, la stessa gara in cui il nostro Tortu è stato capace di fermare il crono a 10”33. Anche vedere i risultati di tanti giovani nelle gare a loro dedicate è una bella sensazione, tanto quanto lo è stato l’abbraccio con Yema Crippa nel 2014 dopo aver conseguito il minimo mondiale proprio sulla nostra pista. Per l’edizione di quest’anno confido sui 200m, inseriti in programma soprattutto dopo le numerose richieste e pressioni internazionali ricevute ancora a gennaio per questa gara. Ovvio, tutto dipende ora da quello che succede in questi ultimi due mesi ma, onestamente, siamo partiti bene!
La
partecipazione di Kilty è stata senza dubbio l’asso nella manica per Gavardo:
come siete arrivati a lui?
AG: Il nostro
gruppo voleva un grande nome, e l’interesse era palesemente per lui. La logica
conseguenza di questo desiderio è stato il gran bel lavoro fatto da Alberto con
l’entourage del campione britannico, grazie al quale Kilty ha dato ancora più
prestigio al nostro Meeting.AS: Lo volevamo da molto, ma è arrivato per caso. Mancava una settimana all’incontro e stavamo allestendo la sala per la conferenza stampa. Antonio mi chiede un aggiornamento sulla situazione budget e rispondo, molto onestamente, che eravamo stati capaci di risparmiare, e non poco! Mi ricordo ancora il suo commento immediato: “dai Alberto, porta a casa quel velocista inglese di cui mi parlavi; se gli va bene la nostra offerta, chiudi pure.” Erano le 10.00 e, tra uno striscione da sistemare e un tavolo da spostare, prima delle 13.00 il manager di Kilty ci confermava la presenza del campione a Gavardo…
Come dicevamo
all’inizio? Belli, affascinanti, sale pepe e moro, ma…sicuri che siano di poche
parole?
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